Sempre più persone usano le applicazioni per la contraccezione, la salute mentale o per le consulenze mediche. Queste offrono comodità, immediatezza e illusione di anonimato, ma rischiano di sostituire servizi pubblici fondamentali e creare nuove forme di esclusione o fragilità.
Avevo 12 anni quando la scuola media che frequentavo ha organizzato una mattinata per le ragazze al consultorio nei pressi di via Salaria, a Roma. Ricordo quel giorno con precisione, entusiasmo e un po’ di sbalordimento. Avevo cugini grandi, zii giovani e una sorella maggiore: per la mia generazione ero una dodicenne “informata sui fatti”. Ricordo lo stupore per le domande delle mie compagne. Per me assurde, per loro, dubbi normali. “Ma quando si ha il ciclo si può fare il bagno? Mia madre dice di no”.
Oggi ho chiesto a mia nipote adolescente se conoscesse i consultori. La sua risposta è stata: “Zia, di cosa parli? Nessuno ce ne ha mai parlato e poi noi per queste cose usiamo le applicazioni o TikTok.”
Consultori oggi: un patrimonio poco conosciuto
I consultori in Italia sono 1200 ed esistono dal 1975 quando vennero istituiti per legge. Sono spazi pubblici sicuri, che offrono servizi di psicologia, ginecologia, sessuologia, ostetricia, assistenza medica e molto altro. Si basano su cinque pilastri che ne denotano sia le professionalità che operano al suo interno, sia l’attenzione al tipo di relazione che si costruisce tra professionista e persona:
- l’équipe;
- la figura del consulente familiare;
- l’accoglienza incondizionata;
- la relazione di aiuto come percorso e cammino condiviso professionista-persona;
- il concetto di “familiare”
In un documento, Save the Children sottolinea come i consultori siano spazi di accoglienza e ascolto, non semplici erogatori di prestazioni mediche. Il loro valore aggiunto è la presenza di un contesto relazionale, simile alla medicina di base, fondato su ascolto, supporto e accompagnamento.
La Gen Z tra TikTok e app: un nuovo accesso alla salute
Il ruolo dei consultori oggi in Italia tanto dibattuto, si intreccia con quello legato all’uso della tecnologia tra i più giovani. Alla loro normalità, che entra in un settore delicato come quello della medicina e apre le porte a molte domande.
Il quotidiano uso di applicazioni e social media ha radicalmente trasformato il modo in cui la Generazione Z accede a informazioni e servizi legati alla sessualità, alla contraccezione e alla psicologia. I giovani percepiscano le app e i social media come spazi più accessibili e meno giudicanti rispetto ai consultori tradizionali.
Solo il 5,6% dei giovani tra i 14 e i 17 anni infatti considera il consultorio o il medico una fonte d’informazione per l’educazione sessuale. Le fonti principali sono per il 53,4% gli amici e a seguire i social media, la scuola e il web.
Dalla terapia al trend: la salute mentale diventa contenuto social
La cultura digitale promuove la condivisione di vulnerabilità e storie personali, trasformando il benessere e la salute in pratiche sociali collettive.
Così se un tempo andare da uno psicoterapeuta o uno psicologo era un tabù oggi non lo è più. Secondo un’indagine condotta da ScuolaZoo su 3.000 studenti italiani (14–18 anni) il 70% vorrebbe intraprendere un percorso di psicoterapia e la percentuale sale all’80% per la fascia di età 19-25. Inoltre per la salute mentale si può parlare di un vero e proprio trend su TikTok, come testimonia il crescente uso degli hashtag come #SaluteMentale, #MentalHealthAwareness e #Benessere.
Eliminazione di un tabù da una parte, ma anche crescita e diffusione di contenuti senza alcuna fonte certa. I contenuti più popolari sono brevi, visivi e spesso narrativi, con linguaggio informale e meme. Le interazioni hanno un alto coinvolgimento tramite commenti e condivisioni, ma la validità scientifica delle informazioni è spesso ridotta.
Per questo la comunità scientifica ha posto l’accento su come video che semplificano in modo eccessivo concetti clinici possano creare disinformazione e favorire autodiagnosi errate. Il tema è caldo e su Reddit c’è chi si interroga: “Salute Mentale: Un Vero Problema o una Moda per Sentirsi Afflitti?”
Contraccezione su TikTok: tra informazione e disinformazione
Su TikTok si parla sempre più spesso di contraccezione, creando uno spazio digitale in cui i giovani cercano informazioni e consigli pratici. La piattaforma presenta un mix di contenuti: alcuni realizzati da professionisti, come la ginecologa Calcagni, cha ha oltre 1,6 milioni di follower; e dall’altra parte contenuti realizzati da semplici creator. Mentre quelli realizzati dalla ginecologa Calcagni sono video informativi basati su evidenze cliniche, quelli pubblicati dai creator non hanno alcuna evidenza scientifica. Questo non sembra però interessare gli utenti.

Una rassegna pubblicata su ResearchGate ha evidenziato il potenziale di TikTok come piattaforma educativa sui metodi contraccettivi grazie al formato breve e coinvolgente, ma sottolinea anche i rischi legati alla disinformazione e alla credibilità incerta delle fonti.
A conferma di ciò, uno studio inglese ha analizzato 1.000 video TikTok relativi alla contraccezione orale (dicembre 2022–marzo 2023) e ha concluso che molti video contengono informazioni di bassa qualità, spesso realizzati da non-professionisti. I video più popolari hanno maggiore coinvolgimento, ma spesso non sono affidabili.
La contraccezione non è solo un argomento di cui parlare in generale. Si condividono esperienze di vita e momenti importanti come il mettere o il togliere il dispositivo Nexplanon che, con gli 8.500 video in cui se ne parla e le oltre 488 milioni di visualizzazioni, è diventato un hashtag di tendenza.
La privacy a rischio: il prezzo nascosto delle app gratuite
Quando si usa una app si ha l’illusione spesso dell’anonimato. Invece la situazione è diversa. Profilazione e tracciamento per marketing o miglioramento algoritmi; condivisione con terzi e trasparenza delle privacy policy spesso difficile da comprendere per l’utente. Sono solo alcuni dei rischi in cui si incorre e che spesso si accettano, soprattutto quando si vogliono usare le applicazioni gratuite.
Tra digitale e contatto umano, la sfida del futuro
Il consultorio rimane insostituibile per ascolto, sicurezza e accompagnamento completo della persona. Le applicazioni rappresentano strumenti utili, ma non possono sostituire il contatto umano. La sfida oggi è accompagnare la Generazione Z a un uso consapevole della tecnologia, valorizzando sia le risorse digitali sia i servizi pubblici fondamentali.
La visita al consultorio familiare che fecero fare a me oltre trent’anni fa sarebbe ancora efficacia nel mondo di internet, social media, applicazioni e intelligenza artificiale?
La risposta la lascio ai dati raccolti dall’indagine “Osservatorio Giovani e Sessualità” di Durex insieme a scuola.net. Potete leggerli qui.
Per approfondire il tema del benessere digitale e della psicoterapia online, ecco la sezione Benessere di BUNS.